In Puglia e a Bari la ripresa c’è, ma le imprese non riescono a trovare le figure professionali necessarie a crescere. Esiste un gap tra la domanda di figure professionali richieste dalle imprese e l’offerta formativa, universitaria e professionale. La soluzione è innovare i percorsi di formazione per soddisfare l’attuale domanda di figure professionali richieste dalle imprese.
E’ questo il messaggio che emerge dal primo rapporto del Centro Studi di Confindustria Bari BAT dedicato al disallineamento fra domanda e offerta e di lavoro che è stato presentato a Bari presso Villa Romanazzi Carducci dal vicepresidente di Confindustria Bari BAT Francesco Frezza insieme a Stefano Bronzini Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari, Francesco Cupertino Magnifico Rettore del Politecnico di Bari, Antonello Garzoni Magnifico Rettore dell’Università LUM di Bari, Francesco Basile Direttore Risorse Umane e Comunicazione di Bosch Bari Tecnologie Diesel, Antonio Gusmini Direttore Risorse Umane del Gruppo Mediolanum.
“In un momento storico in cui nel nostro Paese viene richiesta manodopera di ogni classe e livello credo si debba ripartire dalla cultura del lavoro e dal dialogo con le imprese. “ ha dichiarato Francesco Frezza vicepresidente di Confindustria Bari BAT.
Lo studio ha analizzato i principali report istituzionali, europei e nazionali, al fine di identificare elementi di forza e di debolezza del sistema Puglia.
L’analisi, curata da Francesco Frezza, Federico Pirro, Stefano Bronzini, Antonio Messeni Petruzzelli, Pasquale Del Vecchio, Ivano Dileo, Gabriella Sestito, è stata accompagnata anche da percorsi di ascolto e incontro delle imprese associate a Confindustria Bari-BAT e i rappresentanti del sistema universitario, della formazione professionale e degli ITS della città metropolitana di Bari.
In sintesi dall’analisi svolta emergono alcuni problemi-chiave, come il basso livello di istruzione tecnico-scientifica della popolazione pugliese. A fronte di una crescita di 3,2 punti percentuali nel periodo 2010-2020, infatti, la quota di individui in possesso di istruzione terziaria e/o impiegate nei settori settore scientifici e tecnologici è ancora inferiore (29,5%) rispetto alla media italiana (36,9%) e dell’UE27 (46,3%).
Ad ampliare la distanza tra domanda e offerta di profili e skills specialistiche vi sono anche i divari educativi. Nel 2020 la Puglia ha infatti registrato nella fascia di età 25-64 anni un tasso di partecipazione all’istruzione e formazione del 5,5%, a fronte della media dell’UE27 (9,2%) e di quella Italiana (7,2%), dato ulteriormente confermato per la quota di individui che hanno conseguito l’istruzione terziaria.
Scarsamente diffuse sono, poi, le competenze digitali. Dall’indice DESI regionale elaborato dal Politecnico di Milano a partire dall’indice Italia della Commissione Europea si evidenzia che la Puglia ha deboli capacità digitali nel capitale umano (Puglia con 18,8% mentre la media nazionale è del 53,8%). Sul mercato del lavoro scarseggiano le figure con competenze tecnologiche mentre la domanda da parte delle imprese sembra essere in crescita (progettisti informatici, industrial designers, esperti informatici di commercio internazionale, etc.).
Fondamentale per la crescita del territorio regionale sarà dunque la capacità di far incontrare la crescente domanda di competenze digitali e tecnologiche richieste dal mercato con la capacità di creare nuovi meccanismi di selezione e formazione professionale.